Francesca Sansoni: “il decreto ministeriale è un attacco alla professionalità degli insegnanti, agli accessi all’insegnamento, al sistema pubblico di aggiornamento”.
Scioperano a livello nazionale gli insegnanti e il personale della scuola pubblica, di ogni ordine e grado, lunedì 30 maggio contro le norme contenute nel decreto legge 36, definite “inaccettabili e umilianti”. Il decreto approvato lo scorso 30 aprile e che se sarà convertito in legge così com’è “mette le mani nelle tasche dei lavoratori tagliando i 500 euro della Card del Docente, aumenta di fatto l’orario di lavoro, penalizza fortemente i docenti precari per i quali si prevedono condizioni più gravose e onerose per poter aspirare alla stabilizzazione, taglia 10mila cattedre dall’organico di diritto, con la conseguenza di alimentare l’annoso problema delle classi pollaio. Tutto questo mentre il contratto nazionale è scaduto da 40 mesi e le risorse per il rinnovo sono irrisorie”, spiegano i sindacati.
Lo sciopero è proclamato unitariamente dalle sigle sindacali più rappresentative della scuola Flc/Cgil, Cisl/Scuola, Uil Scuola Rua e Snals/Confsal.
Pd: “condividiamo le ragioni dello sciopero degli insegnanti”
Francesca Sansoni: “il decreto ministeriale è un attacco alla professionalità degli insegnanti, agli accessi all’insegnamento, al sistema pubblico di aggiornamento”.
“È difficile non condividere le motivazioni della sciopero indetto per domani, 30 maggio, dalle confederazioni sindacali in risposta al decreto 36/22 del Ministero dell’Istruzione – commenta Francesca Sansoni, responsabile scuola del Pd provinciale. Siamo infatti di fronte ad un nuovo attacco alla professionalità di una delle categorie da tempo più bistrattate della società: infatti nel decreto vengono toccati in maniera significativa temi come la retribuzione e la progressione delle carriere”.
Il decreto avrà fra le sue prime e più importanti conseguenze quella di intaccare pesantemente la capacità di contrattazione della categoria. “Ma ci sono altre importanti ripercussioni come ad esempio il fatto di complicare a dismisura il percorso di ingresso nella scuola per i nuovi insegnanti con iter sempre più farraginosi ed oneri sempre maggiori ed interamente a proprio carico”.
Non solo, questo decreto consegna praticamente per intero alle scuole di ‘Alta Formazione’ , cioè ad un soggetto esterno al sistema scolastico, l’aggiornamento permanente dei docenti. “Si tratta – precisa Sansoni – di un chiaro tentativo di far passare come professionalizzante un sistema di aggiornamento finanziato attraverso sforbiciate selvagge a risorse e personale. Di fatto l’ennesimo schiaffo morale e materiale alla categoria tutta degli insegnanti, oltre che uno spreco clamoroso di risorse semplicemente vergognoso in tempi come quelli attuali”.
Difficile infine glissare sulla prospettiva di rinnovo di un contratto pluriscaduto sulla base di 84 euro lordi mensili.
Un’ultima osservazione sul metodo, dopo il merito: “questo decreto dovrà essere convertito in legge entro il prossimo 29 giugno, ma le maggiori sigle sindacali chiedono che la parte sulla scuola venga emendata. Il fatto di obbligare dall’alto una riforma che inciderà negativamente sulla scuola, senza cioè un confronto con i sindacati di categoria, rivela un atteggiamento totalmente irrispettoso del dialogo che non appartiene affatto al modo di agire politico del Partito Democratico basato sul confronto e la concertazione”.
Insieme Possiamo: “Pieno sostegno allo sciopero degli insegnanti”
“Insieme Possiamo” esprime massimo appoggio e vicinanza ai docenti, agli educatori e ai membri del personale ATA che prenderanno parte allo sciopero del 30 maggio 2022. Senza nessun confronto con le parti sociali, il recente DL 36/2022 ha di fatto introdotto misure che andranno a deteriorare ulteriormente il sistema scolastico nazionale.
In perfetta continuità con gli assunti retorici del peggior “marketing renziano”, ancora una volta la strategia è la stessa: si crea una narrazione superficiale scandita da tanti bei termini e concetti, per nascondere l’ulteriore “salasso” che sarà inferto all’istruzione pubblica. Ad esempio, l’introduzione di una Scuola di Alta Formazione per i docenti sarà finanziata dai tagli del personale: tale ente che in maniera centralizzata andrà a formare i docenti, non potrà dunque che aggravare il problema degli organici e delle relative “classi pollaio”. Il successo dei processi formativi passa inevitabilmente anche attraverso i numeri e, nonostante la pandemia abbia contribuito a fare emergere il problema delle classi affollate, il Governo decide, in maniera unilaterale, di abbassare ulteriormente la qualità di quei fattori che determinano l’efficacia dell’apprendimento. Perché gli insegnanti, dopo i necessari percorsi abilitanti, le rigide selezioni e le competenze acquisite negli ultimi anni di emergenza sanitaria, sono ancora considerati come una classe lavoratrice carente di formazione? Manifestare questo tipo di considerazione nei loro confronti solo per legittimare l’introduzione dell’ennesimo “carrozzone” burocratizzato da far gestire, con tutta probabilità, agli amici degli amici, è inaccettabile! Senza parlare dei nuovi canali di reclutamento, ancor più farraginosi di quelli attuali.
Oltre a ciò il decreto contiene anche altre misure che andranno a ledere l’autonomia degli istituti, non soltanto per ciò che riguarda la formazione, ma anche nella relativa programmazione delle attività e nella predisposizione di altre azioni che possano tenere conto delle peculiarità dei vari territori, nonché concorrere alla risoluzione di un problema in aumento di cui però il Governo al momento si è totalmente dimenticato: quello della dispersione scolastica.
FONTE: www.arezzonotizie.it